martedì 5 ottobre 2010

SOGNO O SON DESTA?

Questa è la cosa più divertente del tour
"New blood " di Peter Gabriel.....
L'articolo del concerto
(l'unico per altro in Italia, per ora)  di Verona ,
con la foto in prima pagina di Phil Collins!
Ma si può?!?! Sogno o son desta?




venerdì 1 ottobre 2010

CONCERTO DI PETER GABRIEL ALL'ARENA DI VERONA: RECENSIONI

Per ricordare il magico ritorno in Italia di Peter Gabriel con il concerto che ha incantato l'Arena di Verona il 26 settembre, vi propongo  alcuni video e la lettura di queste due recensioni molto interessanti tratte dal web ....   

(recensione di Camilla Bertoni del  Corriere del Veneto in data 27 settembre 2010 )

La sensazione è che, fosse stato per lui, l'avrebbe anche rifatto quel tuffo. Quel tuffo sulla folla che lo applaudiva all'Arena di Verona una sera di settembre di ventitré anni fa. Ma non sono più i tempi, non è più il contesto, e nemmeno il suo peso sarebbe stato più quello di allora a dire il vero. La sua voce invece non è cambiata, e ha conquistato gli spettatori che domenica 26 settembre hanno riempito l'Arena per il grande ritorno di Peter Gabriel, un concerto che ha tenuto tutti sul filo delle emozioni per quasi tre ore. Solo pochi tra il pubblico non hanno saputo apprezzare l'ex dei Genesis nella nuova versione orchestrale, perché sul palco non c'erano né chitarre elettriche né batteria, ma «solo» la New Blood Orchestra - diretta dal maestro Ben Foster -, il nome del tour per il quale la tappa a Verona (organizzata da Eventi) ha rappresentato l'unica italiana. Graziato dalla pioggia e iniziato con quasi un'ora di ritardo, il concerto ha regalato agli spettatori due parti, la prima con le dodici cover dell'ultimo disco, «Scratch my back», con Peter Gabriel affiancato dalle due vocalist, la figlia Melanie e Ane Brun. Con gli arrangiamenti di John Metcalfe e con il supporto di una suggestiva scenografia digitale, il concerto è continuato poi con una serie di brani storici, rivisitati nella nuova versione orchestrale. Quando si arriva a «Solsbury hill» Peter Gabriel invita tutti ad alzarsi, e sembrava che il pubblico non aspettasse altro dopo la commozione con «Red rain» e «Blood of Eden». Poi arriva «In your Eyes» e infine ad Ane Brun tocca sostenere il paragone con Kate Bush e duettare con Peter in «Don't give up», l'ultimo dei bis con i quali il concerto si è chiuso. E a pensare che si era aperto con Peter Gabriel che, in italiano, è salito sul palco dicendo, «ciao, è passato molto tempo», la sfida con quel mitico concerto di ventitré anni ci è sembrata vinta.


 
 
(Recensione di Alfredo Marziano pubblicata su Rockol.it )

Sull’ultimo disco di cover e sul tour orchestrale “no drums, no guitars” i fan di Peter Gabriel si sono divisi, molti sostenitori ma anche qualche detrattore. Il pubblico presente ieri sera all’Arena di Verona (molto numeroso, a differenza di quanto sta accadendo in altre date del tour europeo: colpa dei prezzi molto salati, probabilmente, anche se l’entourage dell’artista ha accusato alcuni promoter di cattiva promozione) non è sembrato d’altra parte avere molti dubbi: pollice alzato per Peter e per la sua scoppiettante New Blood Orchestra, anche se dagli urletti di approvazione, dai battimani e dalle standing ovations è chiaro che tutti – magari anche Zucchero, avvistato in platea – erano lì per ascoltare soprattutto la seconda parte dello show, quella riservata al repertorio riarrangiato per ensemble di archi ed ottoni.

Anche dal vivo “Scratch my back” si è rivelato un disco intrigante ma ostico, a tratti poco comunicativo. D’altronde – con l’album e con il tour – Gabriel ha fatto una volta ancora una scelta rischiosa, coraggiosa, non routinaria, apprezzabile dal punto di vista artistico e giustificabile anche sotto il profilo “fisiologico”: a sessant’anni compiuti ha senso aspettarsi ancora i balzi scimmieschi di “Shock the monkey”, le montagne russe del “Secret world tour” o del “Growing up tour”? In Italia, dove Peter gioca praticamente in casa, è più facile per lui gettare il guanto della sfida: per questo, e anche in virtù della cornice irripetibile dell’Arena, Verona è stata scelta come location di un “possibile” Dvd/documento audiovisivo del tour. Grazie a una scenografia minimale ma elegantissima e a sapienti giochi di luce di prevalente tonalità rosso sangue, dominante cromatica dello show e dell’intero “concept” di “Scratch my back”, la resa spettacolare dovrebbe essere assicurata. Quando partono le note di “Heroes” (decisamente meglio in questa versione live) i musicisti sono nascosti da uno schermo LED: al suo sollevarsi, Peter appare sulla sinistra del palco, con l’orchestra raccolta alle sue spalle e il pianoforte a coda collocato sul lato destro; in mezzo si sistemeranno poi le due coriste, Melanie Gabriel e la norvegese Ane Brun, una quasi-Kate Bush dal vibrato operistico che – introdotta come al solito dal generoso “padrone di casa” – aveva aperto la serata con due sue canzoni per voce e chitarra acustica. Il problema, almeno all’inizio, è la voce di Peter: reduce da un forte raffreddore che quattro giorni prima aveva reso difficoltoso lo show di Madrid, Gabriel sembra intimidito e leggermente afono, o forse solo timoroso di giocarsi subito le corde vocali. Il fatto che canti all’aperto a fine settembre con una temperatura di poco superiore ai dieci gradi non aiuta di certo: fatto sta che su “The boy in the bubble”, su “Listening wind” o su “The power of the heart” si rimpiange l’emissione chiara e potente delle versioni di studio, e quel che gli esce dalla gola a volte somiglia a un flebile sussurro. Su “Mirrorball” degli Elbow e su “My body is a cage” degli Arcade Fire ci pensa comunque l’orchestra a dare spettacolo, in entusiasmanti saliscendi tra delicati contrappunti ed esplosioni sonore sotto la bacchetta spiritata del giovane direttore Ben Foster. Peter se la cava meglio in “Flume” di Bon Iver (bellissima), mentre nella succitata “The power of the heart” (Lou Reed) abbandona finalmente la sua postazione fissa per deambulare lungo il fronte del palco; quando, in “My body is a cage”, caccia il primo urlo dei suoi ci si sente decisamente rinfrancati. Impeccabile, come da tradizione, la parte “visual” del concerto: le figure umane di “Listening wind” denudate e passate alllo scanner, la città al contrario di “Downside up”, gli omini stilizzati di “The book of love” (dove Gabriel gioca con la sua immagine con sense of humour), mentre anche la teatralità drammatica di “Après mois” trova la sua migliore espressione sul palco. Non tutti sembrano avere familiarità con il repertorio (molti applausi scattano a canzone non ancora conclusa), e meno male che dopo l’involuta e contorta cover dei Radiohead, “Street spirit”, arriva una piccola e semidimentica gemma melodica dal quarto album, “Wallflower”, a scaldare i cuori. Niente paura: alla ripresa, dopo quindici minuti di intervallo, il concerto sale subito, e molto, di tono. Il pianoforte distilla gocce di note alla maniera di Ravel e Debussy, Peter e i musicisti all’inizio sono visibili solo attraverso le pupille di un animale (un’aquila? O un coyote?): “San Jacinto” è il solito brano maestoso e il finale, tra echi e respiri profondi, regala brividi autentici: Gabriel “scova” la folla con uno specchio riflettente secondo un suo vecchio, semplice ed efficacissimo trucco di scena.



“Digging in the dirt”, così come più tardi “Red rain”, conserva una carica ritmica rock e scatena i primi battimani mentre nella intensa “Signal to noise”, orchestrale già di suo, la Brun fa tutto quel che può per non scomparire al cospetto di Nusrat Fateh Ali Khan. Leggendo stentatamente i suoi foglietti in italiano, Gabriel introduce la canzone con una delle sue riflessioni utopiste, auspicando che le comunicazioni permesse dai telefoni cellulari possano trasformare l’energia umana in una “fornace solare” come certi specchietti collocati per produrre calore tra le montagne dei Pirenei. Segue un altro show dell’orchestra, che entusiasma soprattutto nei colori accesi, violenti, di “Darkness” e nei pezzi più scuri, drammatici e ritmici estratti dal terzo e quarto album (una “Intruder” sottolineata da inquietanti occhi umani ed elettronici, mentre il timer ci informa che sono le 23 e 36; una fantastica “The rhythm of the heat” che scatena giustamente una standing ovation al termine della indemoniata coda orchestrale). “Mercy Street” e “Blood of Eden” sono talmente belle da scivolare senza sforzo sul velluto orchestrale, la sempre emozionante “Washing of the water” regala un breve spotlight a Melanie, Solsbury hill” è il “crowd pleaser” che permette al pubblico infreddolito di scaldarsi e a Peter di accennare persino qualche passo di danza su e giù per il palco. Fine del concerto, dopo il programma extralarge richiesto dal progettato Dvd. E’ tempo di “encore”? Da dietro le quinte, una mano disegna su carta una faccina sorridente suggerendo una risposta affermativa: ecco l’immancabile e sovraesposta “In your eyes”, dove la bacchetta passa momentaneamente nelle mani dell’arrangiatore John Metcalfe (che ha seguito il concerto dietro le quinte), ecco “Don’t give up”, con la Brun ben calata nella parte, e poi il sommesso commiato con “The nest that sailed the sea”, sognante strumentale da “Ovo” (Gabriel al pianoforte) che manda tutti a casa su lunghezze d’onda morbide e tranquille. Pochi visi contrariati, all’uscita, e molto entusiasmo. Speriamo che Peter lo faccia uscire, questo benedetto Dvd, e che non lo ricanti tutto in studio…Noi presenti preferiamo ricordarlo così questo concerto così diverso dal solito, “warts and all”.


Setlist:

Prima parte
“Heroes”
“The boy in the bubble”
“Mirrorball”
“Flume”
“Listening wind”
“The power of the heart”
“My body is a cage”
“The book of love”
“I think it’s going to rain today”
“Après mois”
“Philadelphia”
“Street spirit (Fade out)”
“Wallflower”

Seconda parte
“San Jacinto”
“Digging in the dirt”
“The drop”
“Signal to noise”
“Downside up”
“Darkness”
“Mercy Street”
“Blood of Eden”
“The rhythm of the heat”
“Washing of the water”
“Intruder”
“Red rain”
“Solsbury Hill”

Encore

“In your eyes”
“Don’t give up”
“The nest that sailed the sky”






sabato 25 settembre 2010

LA MODESTIA NON PAGA MA RENDE RICCHI

In tutto questo "baillame" di notizie dello zio Bruce su" the Promise ",  il nuovo monumentale lavoro che Bruce ci donerà tra poco tempo, già presentato a Toronto, tra un luccichio di stelle, la presenza (e questo farà molto piacere alla mia sorellina Antonella ) della moglie Patti, discorsi sulla famiglia, la sicurezza di una decorosa vita attraverso un decoroso lavoro, la presenza del bravo attore Edward Norton, la presenza del regista del tutto Thom Zimny, senza nulla togliere a tutto questo,  mi sovviene  un altro episodio del nostro grande.


Ma come si può restare dietro a tutto ciò che fa? E' impensabile!

Per  questioni personali di salute sono costretta spesso a letto, ed allora, di quando in quando, mi vengono alla memoria storie della mia infanzia e desideravo sentire la favoletta pre-sonno. Toccava sempre a mio padre espletare tale compito e non mi risparmiava mai una storia del libro "Cuore" che inevitabilmente mi faceva sprofondare  in un sonno singhiozzante ed agitato. Ma guai a farglielo notare. Ricordate se qualcuno l'ha letto la favola del "tamburino sardo?  Il ragazzino che porta una missiva all'esercito alleato sotto il tiro del fuoco nemico e poi sparisce tra i campi di grano? Gli alleati arrivano, la missiva è arrrivata, ma il suo capitano riesce a rivederlo solo in un ospedale da campo, in un letto insieme ad altri reduci. Lo incita ad  alzarsi con fare burbero e lo scopre....solo allora si accorge che il ragazzo ha perso una gamba. E piange..., mentre il fanciullo gli dice " ma signor Capitano....." e di risposta " Io sarò un capitano , ma tu sei un eroe!" Voi direte , ma che cosa c'entra tutto questo con lo zio Bruce ? Ci sono delle attinenze, ma certo la scena è trasportata ai nostri giorni.

Il giorno è quello del 7 dicembre ultimo scorso, quando il presidente Barack Obama e la moglie Michelle, hanno voluto premiare i migliori rappresentanti dello star system americano al Kennedy Center (guarda il video) Oltre a nomi illustri come De Niro, Mel Brooks, spiccava imbarazzato il nostro Bruce

Quando il presidente gli si avvicinò per dargli una bella medaglia, con modestia sussurrò "ma io sono solo un cantante" e di rimbalzo Obama rispose.." No..io sono solo un presidente, ma lei è il Boss!" Non vi sembra che vi sia attinenza tra le due cose.?

Gli anni volano ma le cose belle restano e soprattutto i rari esempi di modestia ci insegnano molte, ma molte cose. Quindi intitoliamo la pillolina." La modestia non paga, ma rende ricchi!"   
   
* * * * *

UN LINK INTERESSANTE....

The President Speaks: Hear Obama Describe What Happened When Bob Dylan and Paul McCartney Performed at the White House
http://www.rollingstone.com/politics/videos/50742/210073

domenica 19 settembre 2010

TOM, CAGNACCIO... PILLOLINA DELLA SERA

Chi ha letto qualcosa su Tom Waits e vuol saperne di più su questo estroso personaggio, è uscito, scritto da David Smay, il libro "Swordfishtrombones", titolo di un disco del 1983 del nostro Tom. Era l'anno del cambiamento e della transizione per lui. Usciva da una storia sbagliata, da una malattia, da un flop cinematografico ed arrivò la , ma si lo possiamo dire , la vera felicità.

Dal flop cinematografico, uscì Kathleen Brennan la sua adorata moglie, la sua collaboratrice, la sua musa. Spronò talmente Tom da fargli cambiare anche un po' genere, non molto, ma i suoni diventarono più spezzati, meno metropolitani, molto azzardati, a volte incomprensibili...ma tutto questo gli valse anche dei premi. Non perchè il primo Waits fosse scaduto, come una lattina di pelati, basta sentire la sua ultima produzione " Orphans" una trilogia fantastica di poesie musicate!

Se tutto ciò vi interessa , ed io ne sono felice, incominciate a sentire qualcosa del nostro cagnaccio o comprate qualche libercolo che parli di lui. Ne vale la pena! Vi terrà compagnia , come un fedele compagno......

Io vi dono uno dei suoi primi successi. Lo stupore di una persona che non si sente nelle vesti di cantante e viene a scoprire, sull'autostrada sentendo la radio della macchina, tra i primi grandi camions pronti per la consegna ed il luccichio delle stelle che si affievolisce con l'alba, di essere primo in classifca!






martedì 14 settembre 2010

PILLOLE MALEDETTE ... TOM, IL CAGNACCIO DI STRADA

Si , oggi mi sento vagamente strana..., mi capita abbastanza spesso in effetti ... ma vi voglio un po' raccontare, in breve per il momento ... non tremate, di Tom Waits. Chi di voi lo conosce? Penso molto pochi e questi eletti forse lo ricordano come grande amico di Benigni (e qui già capirete un po' il soggetto) ed interprete di parecchie pellicole cinematografiche, ma da non perdere, se proprio ne avete la curiosità, "Down by law" di Jarmusch, con Benigni e il jazzista John Lurie.
Tom nasce a Pomona nel 1949. Non ha un'infanzia felice. La madre si risposa e decide, adolescente, di vivere con il padre. Chissà era già un segno del destino? Alla madre rimasero le due sorelle, tutti di origini irlandesi e scozzesi.
Tom era prevalentemente un solitario, strano a dirsi, se si conoce poi a fondo lo sviluppo della sua carriera. Il padre lo instrada verso lo studio del pianoforte, ma restano tentativi quasi tutti autodidattici. Lavora giovanissimo a 14 anni, come sguattero, lavapiatii, ed infine, già grandicello come buttafuori in lerci night clubs metropolitani. E qui incomincia la gloria!
Nel 1972 all'Heritage Club di Los Angeles, tra una pausa e l'altra di bevute e di fumo, Tom si mette al piano e canta. Il produttore Herb Cohen lo sente e ne rimane impressionato. Sicuramente, la voce è un rantolo sempre resa più ruvida dal bourbon e dalle sigarette, ma le sue storie metropolitane sono magnifiche. I temi preferiti sono l'emarginazione, la solitudine, la prostituzione, l'alcolismo resi ancora più reali da questa voce così particolare che a volte sa essere anche così stranamente romantica.
E' già un personaggio, non poteva essere diversamente, un Bukosky della musica. Le sue storie sentimentali, spesso sono solo effimere e passeggere, ma il suo amore per la cantante maledetta Rickie Lee Jones, andato in mille frantumi, lo portò quasi al fondo del baratro. Anche la sua salute ebbe una battuta di arresto. La diagnosi fu cancro alla gola, ma la sua forza, forse la disperazione, superò tutto. Crebbe ancora rinato dalle ceneri. Merito indiscutibile della moglie Kathleen Brennan ed i suoi tre figli. La moglie lo coadiuvò in molte sue produzioni ed i primi due figli maschi, per altro giovanissimi, lo seguirono in qualche tours.
Molto difficile poterlo vedere in Italia. Fece, pensate, un premio Tenco a San Remo, e qualche sporadico imperdibile tour a Firenze e due anni fa a Milano. Imperdibili per chi lo ama. Ma come si può non amare un cane di strada come lui, che sul palco può far suonare una padella, una tavola sgangherata, un corno spezzato? Come si può non amare una persona coì schiva da farsi le interviste da solo, per la noia di non essere frainteso dalla presunzione dei critici? Come si può non amare una persona che ha donato canzoni fantastiche, come "Jersey Girl"allo zio Bruce? Vincitore di grammy awrds, autore di testi musicali per films di Ford Coppola, ma sempre schivo nel suo privato, anche se con uno humor così sottile per chi ha la fortuna di ascoltarlo.
Le sue certo non sono canzonette. Si passa dal dramma di "Martha", alla fatica del lavoro in "Downboundtrain" (ripresa recentemente da Peter Gabriel come una delle sue canzoni preferite e già pubblicata su questo blog), la struggente "Waltzing Mathilda" e miriadi di altre produzioni.
Certo la sua musica è variata in questi ultimi tempi . Se non lo si conosce bene, si è avvolti da ritmi percussionistici e jazzati che ci stordiscono, senza dimenticare "Time" o "Iinnocent  when you dream". Ascoltatelo questo cagnacccio di strada...chissà... potreste adottarlo!






domenica 12 settembre 2010

"RUNAWAY DREAM..." e il lungo sogno di "Jungleland", "Backstreets", "Stolen Car" e "Sherry darling"



Per i bloodsisters and brothers dell'ultima ora, informo che è in vendita "Runaway dream=Born to run and Bruce Springsteen 's american vision", un' analisi dettagliata dell'album, i motivi della sua realizzazione, contesti culturali e significato attuale.
L'album fu scritto nel 1975 ed il critico Greil Marcus, si domandò incuriosito come ancor oggi questo album possa in gergo "tirare" così tanto! La risposta fu lampante, molte canzoni sono più attuali oggi che ieri, vedi "Jungeland", che inizialmente era molto più lunga della versione attuale, ma come disse Bruce: "less is more"!


JUNGLELAND
(testo)

The Rangers had a homecoming
In Harlem late last night
And the Magic Rat drove his sleek machine
Over the Jersey state line
Barefoot girl sitting on the hood of a Dodge
Drinking warm beer in the soft summer rain
The Rat pulls into town rolls up his pants
Together they take a stab a romanace
And disappear down Flamingo Lane

Well the Maximum Lawmen run down Flamingo
Chasing the Rat and the barefoot girl
And the kids round here look just
Always quiet, holding hands
From the churches to the jails
Tonight all is silence in the world
As we take our stand
Down in Jungleland

The midnight gang's assembled
And picked a rendezvous for the night
They'll meet 'neath that giant Exxon sign
That brings this fair city light
Man there's an opera out on the Turnpike
There's ballet being fought out in the alley
Until the local cops
Cherry Tops
Rips this holy night
The street's alive
As secret debts are paid
Contacts made, they vanish unseen
Kids flash guitars just like switch-blades
Hustling for the record machine
The hungry and the hunted
Explode into rock'n'roll bands
That face off against each other out in the street
Down in Jungleland

In the parking lot the visionaries
Dress in the latest rage
Inside the backstreet girls are dancing
To the records that the DJ plays
Lonely-hearted lovers
Struggle in dark cornes
Desperate as the night moves on
Just one look
And a whisper, and they're gone

Beneath the city two hearts beat
Soul engines running through a night so tender
In a bedroom locked
In whispers of soft refusal
And then surrender
In the tunnels uptown
The Rat's own dream guns him down
As shots echo down them hallways in the night
No one watches when the ambulance pulls away
Or as the girl shuts out the bedroom light
Outside the street's on fire
In a real death waltz
Between what's flesh and what's fantasy
And the poets down here
Don't write nothing at all
They just stand back and let it all be
And in the quick of the night
They reach for their moment
nd try to make an honest stand
But they wind up wounded
Not even dead
Tonight in Jungleland


GIUNGLA D'ASFALTO
(traduzione)

I Rangers si sono riuniti Ad Harlem ieri notte
E Magic Rat ha guidato la sua macchina tirata a lucido
Oltre il confine del (New) Jersey la ragazza scalza e' seduta sul
cofano di una Dodge
Beve birra calda sotto la pioggerella estiva
Rat tira dritto in citta', si alza i pantaloni
Insieme cercheranno di avviare una storia d'amore
E scompariranno giu' per Flamingo Lane

Bene, le Massime Autorita' corrono giu' a Flamingo
Alla ricerca di Rat e della ragazza scalza
E i ragazzi si aggirano proprio come ombre
Sempre calmi, tenendosi le mani
Dalle chiese alle prigioni
Stanotte tutto e' silenzioso nel mondo
Mentre noi prendiamo il nostro posto
Giu' nella giungla d'asfalto

A mezzanotte la banda e' al completo
E raccolto un invito per la notte
Si incontreranno sotto la gigantesca insegna della Exxon
Manda questa buona luce di citta'
Amico, danno un'opera fuori sull'autostrada
E si combatte danzando giu' nel vicolo
Davanti ai poliziotti locali Cherry Tops
Squarcia questa notte benedetta
La strada e' viva
Mentre i debiti segreti vengono pagati
Stabiliscono contatti, svaniscono non visti
I ragazzi fanno luccicare le chitarre come fossero coltelli a serramanico
Si spingono negli amplificatori
Gli affamati e i perseguitati
Esplodono nelle rock'n'roll band
Si fronteggiano l'un l'altro nelle strade
Della giungla d'asfalto

Nel parcheggio i visionari
Si vestono di nuova rabbia
Nella strada secondaria le ragazze ballano
Alle canzoni proposte dal DJ
Amanti con la tristezza nel cuore
Si dimenano negli angoli bui
Disperati, mentre la notte avanza
Un solo sguardo
E un sospiro, e sono spariti

Sotto la citta' battono due cuori
Motori dell'anima percorrono una notte cosi' tenera
In una camera da letto chiusa
In sospiri di leggeri rifiuti
E poi la resa
Nei tunnel dei quartieri periferici
Le armi soffocano il sogno di Rat
E i colpi rimbombano nei corridoi nella notte
Nessuno guarda mentre l'ambulanza si allontana
O mentre la ragazza spegne la luce nella camera da letto

Fuori la strada è un incendio
In un vero carosello di morte
Tra le cose reali e la fantasia
E i poeti quaggiù
Non scrivono niente di tutto questo
Stanno alla larga e lasciano che tutto sia
E nel pieno della notte
Giunge il loro momento
E cercano di fare un'onesta figura
Ma si ritrovano feriti
Nemmeno morti
Stanotte nella giungla d'asfalto


* * * * *


Esaminiamo "Backstreets" e "Stolen cars", piccole canzoni con un enorme potere.



BACKSTREETS
(testo)

One soft infested summer me and Terry became friends
Trying in vain to breathe the fire we was born in
Catching rides to the outskirts tying faith between our teeth
Sleeping in that old abandoned beach house getting wasted in the heat
And hiding on the backstreets, hiding on the backstreets
With a love so hard and filled with defeat
Running for our lives at night on them backstreets
Slow dancing in the dark on the beach at Stockton's Wing
Where desperate lovers park we sat with the last of the Duke Street Kings
Huddled in our cars waiting for the bells that ring
In the deep heart of the night to set us loose from everything
to go running on the backstreets, running on the backstreets
We swore we'd live forever on the backstreets we take it together

Endless juke joints and Valentino drag where dancers scraped the tears up off the street dressed down in rags
Running into the darkness, some hurt bad some really dying
At night sometimes it seemed you could hear the whole damn city crying
Blame it on the lies that killed us
Blame it on the truth that ran us down
You can blame it all on me Terry
It don't matter to me now
When the breakdown hit at midnight
There was nothing left to say but I hated him and I hated you when you went away

Laying here in the dark you're like an angel on my chest
Just another tramp of hearts crying tears of faithlessness
Remember all the movies, Terry, we'd go see
Trying to learn how to walk like heroes we thought we had to be
And after all this time to find we're just like all the rest
Stranded in the park and forced to confess
To hiding on the backstreets, hiding on the backstreets
We swore forever friends on the backstreets until the end
Hiding on the backstreets, hiding on the backstreets


VIOTTOLI
(traduzione)


Una soffice estate infestata
Io e Terry divenimmo amici
Cercando invano di respirare
Il fuoco in cui eravamo nati
Cercavamo di correre verso le borgate
Stringendo la fiducia tra i denti
Dormendo in queste vecchie case abbandonate sulla spiaggia
Devastati dall'afa
E nascondendoci nei viottoli
Nascondendoci nei viottoli
Con un amore così forte e pieno di sconfitte
Correndo per le nostre vite di notte nei viottoli

Danzando lentamente al buio
Sulla spiaggia di Stockton's Wing
Dove gli amanti disperati parcheggiano
Sedevamo ascoltando l'ultimo dei Duke Street Kings
Abbracciandoci forte nelle nostre auto
In attesa del rintocco delle campane
Nel profondo cuore della notte
Lasciavamo perdere tutto
Per andare a correre nei viottoli
Correre nei viottoli
Terry giura che vivremo per sempre
Tenendo duro insieme in questi viottoli

Infiniti locali e Valentino drags
Dove ballerini famosi raschiano le lacrime
Via dalle strade vestiti come veri straccioni
Correndo verso il buio
Alcuni gravemente feriti, altri davvero moribondi
E la notte a volte ti sembra
Di sentire l'intera dannata città che piange
Incolpando le menzogne che ci hanno uccisi
Incolpando la verità che ci ha mandati a terra
Puoi attribuire tutte quanto a me Terry
Non mi importa adesso
Quando a mezzanotte ci lasciammo
Non era rimasto più niente da dire
Ma io lo odiai
E odiai te quando andasti via

Steso qui al buio
Sei come un angelo sul mio petto
Solo un altro vagabondo dei cuori
Che piange lacrime di infedeltà
Ricordo tutti i film, Terry
Che abbiamo visto insieme
Per cercare di imparare a camminare come gli eroi
Che pensavamo saremmo potuti essere
Bene, e dopo tutto questo tempo
Scoprire che siamo proprio come tutti gli altri
Rinchiusi nei parcheggi
E obbligati a confessare
Di nasconderci nei viottoli
Nasconderci nei viottoli
Dove giurammo di amarci per sempre
Nei viottoli fino all fine
Nascondendoci nei viottoli
Nascondendoci nei viottoli





STOLEN CAR
(testo)

I met a little girl and I settled down
In a little house out on the edge of town
We got married, and swore we'd never part
Then little by little we drifted from each other's hearts

At first I thought it was just restlessness
That would fade as time went by and our love grew deep
In the end it was something more I guess
That tore us apart and made us weep

And I'm driving a stolen car
Down on Eldridge Avenue
Each night I wait to get caught
But I never do

She asked if I remembered the letters I wrote
When our love was young and bold
She said last night she read those letters
And they made her feel one hundred years old

And I'm driving a stolen car
On a pitch black night
And I'm telling myself I'm gonna be alright
But I ride by night and I travel in fear
That in this darkness I will disappear


AUTO  RUBATA
(traduzione)

Ho incontrato una ragazza e mi sono sistemato
In una casetta alla periferia della città
Ci siamo sposati e giurati che non ci saremmo mai separati
Poi piano piano ci siamo allontanati l'uno dal cuore dell'altra

All'inizio pensavo fosse solo malumore
Che sarebbe scomparso col passare del tempo
E il nostro amore cresciuto profondo
Che si separò e che ci fece piangere

E guido un'auto rubata
Lungo la Eldridge Avenue
Ogni notte mi aspetto di essere preso
Ma non succede mai

Mi chiese se ricordavo le lettere che le scrissi
Quando il nostro amore era giovane e saldo
Disse che l'altra notte aveva riletto queste lettere
E che l'hanno fatta sentire vecchia di cento anni

E guido un'auto rubata
In una notte nera come la pece
E mi sto dicendo che va tutto bene
Ma guido di notte e viaggio nel timore
Di scomparire in quest'oscurità


Risentiamoci domani , miei cari. Per ora una magica serata sulle note di "Sherry Darling"!




 
 
SHERRY DARLING
(testo)
 
“Your Mamma’s yappin’ in the back seat
Tell her to push over and move them big feet
Every Monday morning I gotta drive her down to the unemployment agency
Well this morning I ain’t fighting tell her I give up
Tell her she wins if she’ll just shut up
 
But it’s the last time that she’s gonna be ridin’ with me
You can tell her there’s a hot sun beatin’ on the black top
She keeps talkin’ she’ll be walkin’ that last block
She can take a subway back to the ghetto tonight
Well I got some beer and the highway’s free

And I got you, and baby you’ve got me.
Hey, hey, hey what you say Sherry Darlin’

Now there’s girls melting on the beach
And they’re so fine but so far out of reach
Cause I’m stuck in traffic down here on 53rd street
Now Sherry my love for you is real
But I didn’t count on this package deal
And baby this car just aint big enough for her and me
 
So you can tell her there’s a hot sun beatin’ on the black top
She keeps talkin’ she’ll be walkin’ that last block
She can take a subway back to the ghetto tonight
Well I got some beer and the highway’s free
And I got you, and baby you’ve got me.
Hey, hey, hey what you say Sherry Darlin’
 
Well let there be sunlight, let there be rain
Let the brokenhearted love again
Sherry we can run with our arms open before the tide
To all the girls down at Sacred Heart
And all you operators back in the Park
Say hey, hey, hey what you say Sherry Darlin’
Hey, hey, hey, what you say Sherry Darlin’”.


SHERRY CARA
(traduzione)

“Tua madre sta abbaiando nel sedile posteriore
dille di scendere e di muovere quei grossi piedi
ogni lunedì mattina devo darle un passaggio fino all’ufficio di collocamento
bene stamattina non ho voglia di combattere dille che mi arrendo
dille che ha vinto lei se solo se ne sta zitta
ma è l’ultima volta che verrà in macchina con me
 
Puoi dirle che c’è un sole caldo che batte sulla capote nera
lei continua a parlare e si farà a piedi questo ultimo isolato
può prendere una metropolitana per rientrare al ghetto stanotte
beh io ho qualche birra e la strada è libera
e ho te, e piccola tu hai me.
hey, hey, hey, cosa ne dici Sherry cara?
 
Ora ci sono ragazze che si abbronzano in spiaggia
e sono così carine ma così fuori portata
perché io sono imbottigliato nel traffico qui sulla 53esima strada
ora Sherry il mio amore per te è sincero
ma non avevo messo in conto questo ulteriore peso
e piccola questa macchina non è grande abbastanza per lei e me
 
Così puoi dirle che c’è un sole caldo che batte sulla capote nera
lei continua a parlare e si farà a piedi questo ultimo isolato
può prendere una metropolitana per rientrare al ghetto stanotte
bene io ho qualche birra e la strada è libera
e io ho te e piccola tu hai me.
hey, hey, hey, cosa ne dici Sherry cara?
 
Bene lascia che il sole splenda, lascia che piova
lascia che i cuori spezzati tornino ad amare
Sherry possiamo correre con le braccia aperte prima della marea
per tutte le ragazze giù al Sacro Cuore
e voi tutti operai nel Parco
 hey, hey, hey, cosa ne dici Sherry cara?
hey, hey, hey, cosa ne dici Sherry cara?”

 
 

martedì 7 settembre 2010

ASPETTANDO "THE PROMISE"...

Tutti ormai lo saprete, ma vale la pena di rimarcarlo, soprattutto una cosa. Quando lo zio Bruce ha una stagione di ferma per i suoi tours, altre cose frullano nella testa di questo grande artista. E' simile ad una macchina incontenibile che non può o, meglio, non desidera fermarsi!
Abbiamo già ascoltato uno dei migliori concerti del Boss, in London Calling, aspettiamo con ansia e gioia  "the Promise", ed ecco una piccola caramella per noi.


C'è da premettere che Bruce è sempre stato molto restio a cedere le sue canzoni per spots pubblicitari, films ed altre cose dei mass media. Ha fatto molte poche eccezzioni. In Italia ha dato 20 anni orsono, l'autorizzazione a Nanni Moretti di "I'm on fire" ( a mio avviso una delle sue migliori canzoni, ma questa è una cosa personale....) per il film "Palombella Rossa".



Ora il nuovo film del giovane Silvio Muccino, "Un altro mondo", ha l'onore di avere come colonna sonora "Secret Garden".
Non è la prima volta che questa canzone fa da sfondo ad un film . La ricordiamo in "Jerry Maguire" con Tom Cruise e ne siamo felici.
Lo zio Bruce è sempre stato generoso, ma invecchiando (egregiamente per altro), lo è diventato maggiormente. Come dimenticare il lauto compenso rifiutato per uno sponsor di auto infiniti anni fa, dove forse le sue entrate non certo esigue, erano senza dubbio minori di quelle di oggi accomulate nel corso degli anni.
Buon ascolto miei cari e che il Boss sia con voi!