sabato 30 ottobre 2010

FABER, QUANTO CI MANCHI!

Cristiano De andrè, turbolento figlio di Fabrizio De Andrè, con un passato alquanto burrascoso, ma incantevole quando prende in mano il suo violino (è diplomato al conservatorio), e quando ci canta le canzoni del padre con la sua quasi identica , inimitabile voce. E' un brivido, che ci percorre tutti, un risentire lo schivo Fabrizio sulla scena, calcata più spesso grazie alla moglie Dori Ghezzi.

Che ricordi indelebili, che Cristiano ci ha fatto rivivere con l'ultima tappa al Carlo Felice di Genova, dopo un tour durato un anno e mezzo. Spero che questa lunga tournè abbia risollevato dai dolori e dagli sbagli questo figlio d'arte, non più propriamente ragazzo, ma segnato da dolori ( la morte della madre Puni prima moglie di De Andrè e poi del padre), lo sfacelo delle sue vicende sentimentali, il perdersi in vizi non proprio sani, e reagire con sconsiderate maniere, alle difficoltà della vita.

Come una magia, questo tour ha cancellato tutto. Cristiano è grintoso e un po' più rock del padre, ma lascia trasparire tutta la poesia delle canzoni che suona e canta. E' sempre emozionato quando si esibisce nella sua città natale, Genova infatti , non è una città facile! Ha suonato al Carlo Felice l'ultima volta con il suo papà ed insieme erano presenti Zucchero, Vecchioni, Vasco, Battiato etc etc.... Una bella responsabilità! Ora però ci sono Baccini e De Scalzi a non lasciarlo solo, e, credetemi, non fanno rimpiangere proprio nulla.

Gli applausi sono scroscianti, e sono diretti a tutti presenti e forzatamente anche agli assenti, sono applausi alla vita, alla gioia ed alla commozione. Seduto su di uno sgabello, ci regala, successi come "MeguMegun", " A Cimma","Ho visto Nina volare" e molte molte altre, in coppia canta il grande capolavoro di "Creuza de ma", passa con disinvoltura dal pianoforte alla chitarra, dal violino al bouzuki.

Da ricordare in maniera particolare "Un giudice" e "Amico fragile", ovazione alla Pink Floyd, veramente stupefacente. Arrivano i bis e dopo il caos, il silenzio.

 Il sipario si chiude davvero dopo quasi tre ore di musica e l'indimenticabile poesia che Fabrizio dedicò alla sua prima moglie "Verranno a chiederti del nostro amore".

Applausi ed ancora applausi , ma molte lacrime.

 






Ciao Fabrizio, quanto ci manchi!
NOI TI RICORDIAMO COSI'...








JON LANDAU PRESENTERA' L'ULTIMO LAVORO DI BRUCE

Un flash , un lampo, ragazzi ....ma sotto a chi tocca.!
Jon Landau, lo storico manager di Bruce Springsteen, sarà in Italia la prossima settimana, dove non si è ancora potuto sapere (Roma, Milano...).

Presenterà l'ultimo lavoro del Boss = The Promise, The Darkness of The Edge of Town Story, spiegherà tutti gli inediti inseriti( Patti Smith etc..), perchè noi sappiamo quano sia prolifico il nostro adorato zietto e con quanti scarti si siano fatti in seguito altrettanti memorabili cd's!
Spiegherà naturalmente " The darkness...", nell'agognata attesa della sua uscita il 16 novembre.

La rivista Rockol pubblicherà tutti gli eventi relativi a questo avvenimento, luogo, giorno e modalità per ottenere gratis i biglietti per l'invito.

Chi ha orecchie e mano lesta, stia in campana, perchè l'evento sarà memorabile! Joan Landau, è doveroso ricordare, è un critico musicale, produttore discografico americano.

Per noi Springsteeani doc, resterà sempre colui che ha detto "Questa sera ho visto il futuro del rock and roll, ed il suo nome è Bruce Springsteen" e da allora fu il miglior manager che Bruce abbia avuto.



martedì 26 ottobre 2010

JOHN TURTURRO E LA SUA "PASSIONE"

Il mitico attore John Tuturro la settimana scorsa era a Genova per la presentazione del suo nuovo film - documentario "Passione". Spero che i cinefili più accaniti conoscano questo bravo attore e regista, e forse anche quelli che apprezzano i bei films. E' stato l'attore preferito del regista Spike Lee e dei fratellli Coen. Certo non lo si ricorda per la sua avvenenza, ma per la sua bravura!

Il nuovo film è tutto dedicato a Napoli ed alla canzone napoletana. John stesso definisce questo suo lavoro un' avventura musicale e tale si tratta. Provare per credere. Sbarcato un po' frastornato in quel di Genova, fu subito stupito dalla somiglianza del capoluogo ligure con la mitica città partenopea. Infatti nel film "Passion" viene inserita la canzone di Fabrizio De Andrè, "Don Raffaè".

Per John, la musica è un viaggio che ci porta nei luoghi più disparati e ci dà la possibilità di viaggiare nel tempo e nello spazio. John ama molto l'Italia e gli Italiani, il papà è pugliese e la mamma siciliana, un connubio estremamente interessante. Conosce e studia la nostra lingua e le sue interviste sono un panachè di italo-americano. Ha già lavorato a Napoli per cinque lunghi anni, per l'elaborazione di "Questi Fantasmi" di Edoardo De Filippo(da cui trarrà un film) e da lì arriva la sua idea che gli italiani hanno profondamente bisogno della musica, e mai, nessun'altra città, se non Napoli, poteva esserne il contenitore giusto.

Con infinita modestia ammette di avere avuto granai idee per la scelta delle canzoni, ma di aver poi dovuto fare una drastica scelta per mancanza di fondi. Drastica scelta che comprende però grandi nomi come Avitabile, Barra, Ciliano, Ranieri, Sastri, Servillo, Avion Travel etc etc ed in sottofondo gli unici due non napoletani Mina e Fiorello. Quest'ultimo è nei sogni segreti di Turturro, istrionico e camaleontico, facilmente la sua prossima preda!

Le motivazioni di "Passione" sono quelle di avvicinare i giovani alla musica napoletana, ed essere orgogliosi di essere conosciuti come pizza e mandolino, ma di rendersi anche conto quanto è complessa la cultura italiana. La sua scelta come canzone preferita va a Barra con la sua "Tammurriata nera", ma nel suo intimo ha anche un ricordo tenero per Carosone e Gabriella Ferri. Molte cose del film "Passione" sono state girate in mezzo alla gente e le difficoltà non sono state poche, perchè la facilità di alcuni, cozzava con l'ostilità di altri, ma il risultato è stato grandioso.

"Passione" è già arrivato in America con immenso successo. La colonna sonora che uscirà il 26 ottobre in Italia, è già uscita negli Usa ed il film da noi arriverà nelle sale il 22 ottobre. Non è una buona idea tra cinepanettoni e cavolate varie, attingere un po' dalle nostre tradizioni e deliziarci con qualche melodia di vecchio, ma sempre rinnovato tipo? Per me la risposta è affermativa. Adesso tocca a voi!








mercoledì 20 ottobre 2010

"SYMPHONICITIES" IL TOUR ITALIANO DI STING

Miei cari eccomi a voi per darvi due piccoli consigli, se volete seguirli. Il primo, se ne avete il tempo e la possibilità, non perdete l'ultimo concerto di Sting, si proprio lui il signor Summer, in" Symphonicities" eseguito insieme alla Royal Philharmonic Orchestra diretta da Steven Mercurio.

 Le tappe italiane sono il 25 ottobre a Firenze al teatro Verdi, il 2 novembre a Milano teatro Arcimboldi, iol 10 novembre a Roma Auditorium Parco della Musica Sala Santa Cecilia e data aggiunta all'ultimo momento il 3 novembre a Torino al Palaisozaki o Palaolimpico.

Per chi sono piaciuti i Police da giovani ed anche da meno giovani, per chi ha danzato sopra le bellissime loro note ed anche su quelle altrettanto mirabili di Sting solista, capirete bene che sono date imperdibili. Risentire brani come "Roxane" o " Fields of gold", " Russians" o "Englishman in Newyork" etc etc in versione diciamo classica, è un regalo non da poco. In questi ultimi anni i grandi nomi, vedi David Byrne , Peter Gabriel ed ora anche Sting , hanno la tendenza a proporci una musica più soft , quasi misurata, ma altrettanto difficile e bella, perchè esiste il rischio di confrontarla con la precedente. Non abbiate timore di questa sfida, ne escono ampiamente vincitori!

Sting è felicissimo di questa sua nuova scelta e ce la descrive con un 'immagine molto suggestiva : una nuova tavolozza dove re-inventare i miei concerti da più di 30 anni. Sorprese in questi ultimi anni Sting ne aveva fatto molte, da "Songs of the Labyrinth" con Edin Karamazov, alla suggestiva "If on a winter's night", titolo rubato ad Italo Calvino dal famoso romanzo "Se una notte d'inverno". Ragazzi è vero, questo disco ha esattamente un anno, ma se desiderate far cosa gradita ai vostri cari, regalatelo per Natale. Dentro ci trovate tutta l'atmosfera delle Feste, unite al mistero ed all'immaginazione. Infattti per Sting è l'inverno la sua stagione preferita, ed ha anche dimenticato come ami poco il Natale. Non aspettatevi i soliti canti della vigilia, ma boschi incantati dalla neve, dove tutto ciò che ci circonda ha il senso del mistero.

Ha scritto tutto nel suo bellissimo casale in Toscana ed un'altra cosa pregevole è la copertina del disco, ripresa proprio in questo luogo con il suo cane, che, racconta dovette poi, sulla strada del ritorno prendere in braccio, perchè troppo affaticato a cimentarsi in un terreno così insolito per lui. Solo due brani sono inediti, gli altri sono arie di Schubert, Bach, Purcell, lieder tedesche e canzoni tradizionali inglesi. Sting è sempre stato pronto all'agonismo, ed in questi due lavori ne dà un 'ottima interpretazione.

L'inverno è un momento di salvezza e di rigenerazione ed allora ....rigeneriamoci, coraggio!









Sting - Symphonicities - EPK
Caricato da umusic. - Video musicali, interviste agli artisti, concerti e altro ancora

giovedì 14 ottobre 2010

8 DILEMMI MORALI DA RISOLVERE

E' passato molto tempo, lo so non mi sgridate, ma volevo farvi riflettere il più possibile, sui dilemmi morali di David Byrne. Forse avete riflettuto troppo, il vostro perbenismo vi ha stravolto la scelta immediata dell'istinto....chissà!!! Le risposte erano maggiori nelle a, nelle b o nelle c?

La risposta, da un eccentrico come David, non poteva essere diversa. Non importa, la cosa veramente importante è che le risposte vi abbiamo smosso dubbi, incertezze, certezze ed esitazioni.Ogni risposta è lecita secondo l'umore, il caso, il momento, il carattere, la predisposizione! E' impossibile trovare la giusta soluzione.

Moral Dilemmas, nasce dall'intuizione di David Byrne, uno degli artisti che più multimediale non si può.Tutti i luoghi danno informazioni, dice il genio,e possono essere centri di instabilità emotiva. Infatti, chi ha avuto la fortuna di vedere i suoi concerti,in maniera particolare i primi con il gruppo dei "Talking Heads", ai toni musicali, David contrappone immagini di telecamere, che rappresentano il simbolo di una società dove ogni scelta o l'impossibilità di farne una, è monitorata come protezione personale.Chissà perchè tutta questa pensata. Ma come si fa a stare dietro a Byrne? Impossibile. Proviamo noi a chiederci qualcosa. Ha fatto tutto questo per farci vedere i nostri paesaggi personali in una maniera più colorata? Voleva farci pensare di più? Voleva solo farci divertire e stupirci, da buon provocatore, come sempre?

Per David i paesaggi sono sommersi dalle pubblicità che mimano la realtà, annullandone il valore etico.Tutto serve per darci più coraggio a prendere decisioni, anche se ci si crede liberi di sceglerle. Ma la realtà, come l'economia è diversa. Molto probabile, desiderava essere spiritoso, ma solo un pò, senza esagerazioni perchè ognuno ha i propri dilemmi. Per David il maggiore è avere ancora genitori anziani e quindi lasciarli stare nelle loro abitudini od abituarli a drastici cambiamenti? Altro dilemma importante per lui è vivere la vita sorvegliato e sotto protezione o libero e senza controllo?

Ma la sua risposta come in " Psicho Killer " non può essere altro che correre veloce, perchè lo psicopatico dopo il crimine deve avere una grande capacità di fuga, così noi la dobbiamo avere nel corso della nostra esistenza per provare tutto quello che ci aggrada nel limite del possibile, s'intende.

Chi è d'accordo, provi!

lunedì 11 ottobre 2010

ROCK MUSIC SPACE: ANTONIO ALBANESE

E' con immenso orgoglio e piacere, che mi permetto di raccontare l'intervista "a tutto tondo" con il comico Antonio Albanese. Chiamarlo comico è assolutamente limitativo, perchè Albanese oltre ad essere una persona estremamente colta e preparata, un attore di straordinaria comunicativa, regista di teatro e cinema, scrittore, e nei primi anni della sua  carriera , amato  dijey, è soprattutto, nel privato, una persona umile, limitatamente timida, educata e disponibile a qualsiasi confronto.

Se questa mia cronaca piacerà ai nostri sostenitori, è assolutamente doveroso ringraziare il sindaco di Imperia, Paolo Strescino, ( al settimo posto tra tutti i sindaci d'Italia), per la sua cortese disponibilità. E' rarissimo trovare una simile persona nell'ambito politico e sociale, con tanta educazione e noi  lo abbiamo nella realtà!

Ancora grazie Paolo e grazie a "Rock Music Space"!  Propongo una tessera onoraria al nostro sindaco!!!!


E veniamo all'evento...

Siamo lieti di avere in Imperia annualmente (questa è già la sesta edizione) il Festival Grock. Qualcuno dirà chi era costui? Molto semplice, il più grande clown del mondo, colui che ha trasformato quest'arte in musica, danza, equilibrismo e parodia. Grock era uno svizzero, il suo vero nome era Adrien Wettach, si innamorò di un'italiana (potenza del cuore) e volle stabilirsi, costruendo una sontuosa ed originale villa, in Imperia, quest'anno tornata al suo antico splendore e restaurata magnificamente dalla Provincia. L'originalità del tutto è stata, che negli anni passati i premi non venivano dati  in un teatro. Eppure ci ricordiamo nomi famosi come Brachetti, Larible, Paolo Rossi etc...

Ci voleva il nostro Antonio a volerlo ricevere in teatro con la partecipazione del pubblico e gli interventi dei suoi fans.Questo è amore per il proprio lavoro e rispetto per i fans e lo scambio tra spettatore ed attore è stato lo spettacolo nello spettacolo. Andare a "braccio", come si suol dire, non è semplice, ma tutto è filato via liscio come l'olio e le ore  a nostra disposizione, ci sono sembrate troppo poche. Ogni domanda era anche un pretesto per ricordarci i suoi personaggi, così arguti e così attuali. Chi non ricorda Cetto Laqualunque il nostro rappresentante politico, o Pier Piero il giardiniere di casa Berlusconi, o Frengo il dijey sciroccato, etc etc , ma le gags comiche si intrecciano sempre con commenti sagaci, con attimi di vita vissuta, con quell'armonia di movimento che lo rendono così espressivo nella presentazione di una camminata o gesto particolare, associata ad un rigo musicale seguito con un ritmo perfetto.

La motivazione del premio è stata molto giusta," un attore di solida formazione teatrale, che ha scolpito personaggi di teatro, cinema e televisione, personaggi indimenticabili intrisi di poesia, comicità,durezza ed anche ferocia. L'arte di Albanese interloquisce con la stralunata arte del clowns, ridonandoci la forza beffarda e spesso tragica  di questo personaggio.

" Arrivederci, caro Antonio, ancora buon compleanno e felice pesca con la mosca......  a presto rivederci , risentirci...ma mi raccomando " a presto"!


giovedì 7 ottobre 2010

"THIS MUST BE THE PLACE"

"This must be the place". Eh, si ci risiamo con David Byrne...avete capito che amo gli oggetti misteriosi ! Siamo arrivati circa a metà strada della sua musica, della soluzione dei sui quiz, della sua carriera etc etc...)ma poco potete sapere di lui. Questa è una certezza! Dovete ancora conoscere molto della sua persona , delle sue meravigliose collaborazioni, ma permettetemi di potere proporvelo come un piatto da gustare a poco a poco, magari non in ordine giusto, ma sempre estremamente accattivante.


Molto tempo fa vi avevo parlato di Byrne a Capri, per la presenza della sua canzone (sua e dei Talking Heads) "this must be the place" insieme al regista Paolo Sorrentino (per intenderci quel grande talento che ha realizzato "il Divo" sulla vita del senatore Andreotti). La canzone farà da sfondo alla realizzazione tutta italiana del film di Sorrentino, non chiedendo nessun soldo allo stato, rivendicando la cultura nazionale. E voilà ministro Bondi!


Il film è una caccia ai persecutori nazisti dell'ultima guerra, contornata da altri episodi radicati nella nostra Europa, il solito rapporto insoluto tra padre e figlio, il viaggio alla scoperta della prorpia identità, ad una vendetta che potrebbe anche essere una riconciliazione .Set rigorosamente blindato a tutti, giornalisti compresi, con il grande attore Sean Penn come protagonista ed altri di grosso calibro e cari ai fratelli Cohen.

Penn è Cheyenne, un ex punk che abita a Dublino, un Robert Smith dei Cure copiato paro paro. (Non sapete forse che Smith non guida la macchina e non possiede un cellulare?) Cheyenne dopo una telefonata concitata, deve partire per l'America perchè il padre sta morendo, ma teme l'aria e arriva troppo tardi in nave. Il padre non c'è più. Rimangono solo i suoi ricordi. Uno strano diario dove il genitore scampato al campo di concentramento di Auschwitz, non ha mai smesso di cercare il suo aguzzino, sua ragione di vita.Cheyenne dovrà continuare l'opera con poche ed irrisorie informazioni, solo munito di quello strano diario, parte per uno strano viaggio, una strana corsa che lo porterà alla vittoria nella ricerca. Ma a questo punto che fare ? Perdono o vendetta?

La stranezza di questo film è che Sorrentino non lo realizza in Italia, ma a New York, senza trovare obiezionidall'autore se non la barriera della lingua e la sua passione per i "Talking Heads " idoli della sua gioventù..

"This must be the place" è una scommessa e noi siamo pronti a scoprire come finirà.

Chi ha visto il primo materiale girato giura che sarà un capolavoro. Ma con queste premesse, come può essere diverso? A noi l'ardua sentenza!!!!!



David non finirà mai di stupirci!
In questo video si trasforma in simpatici personaggi per intervistare se stesso
.... strabigliante....



 "Stop Making Sense Original Trailer"
 un video davvero elettrizzante...



.....ancora il nostro uomo più creativo in una lunga intervista
(con traduzione a seguito)
"David Byrne on The Hour with George Stroumboulopoulos"




"David Byrne is one of the most creative all-around artists alive. In the early '70s, David formed the 'Talking Heads', which went on to become one of the most influential groups in music. They were anti-corporate, experimental and helped revolutionize music videos. In 2002, they were inducted into the Rock and Roll Hall of Fame. David's been honoured by the Grammy's, Golden Globes and has even won an Oscar for 'The Last Emperor' soundtrack. He's also an accomplished visual artist - turning an entire building into a giant musical instrument and designing a series of bike racks for New York City. These days, he's teamed up again with music whiz Brian Eno. They've put out a new album together called 'Everything That Happens Will Happen Today' Brian did the music, David the lyrics and voice. They're calling it gospel-folk-electronic."

(traduzione)
David Byrne è uno dei più creativi artisti a tutto tondo viventi.Nei primi anni '70, formò la band dei "Talking Heads"( teste parlanti), che diventò uno dei gruppi maggiormente influente nel campo musicale.Fu sempre anticonformista, sperimentatore ed aiutò a rivoluzionare i video musicali. Nel 2002 entrò a far parte dei grandi del "Rock and Roll Fame". David vinse il Grammy Golden Globe e così pure un Oscar per la colonna sonora dell'ultimo imperatore.E' un artista figurativo( diplomato in disegno ed archittettura), trasformò un intero edificio , in un gigantesco strumento musicale e disegnò una serie di forcelle per le biciclette a New York City.( lo vedremo in seguito nel proseguo della sua biografia....)In questo periodo è ritornato a far musica con Brian Eno con il nuovo album"Everything that happens will happen to.day"Brian fece la musica  e David le liriche e la voce.Esse possono essere definite  canzoni folk, gospel elettroniche



martedì 5 ottobre 2010

IL NOSTRO CARO ARCANGELO

Miei cari, desidero aggiungere qualche impressione presa da fonti ufficiali, sulla performance di Peter Gabriel il 26 settembre u.s.

I colleghi, già in precedenza vi  hanno ampiamente illustrato le sue performances, penso nel migliore dei modi. Io aggiungo però l'essenzialità di sapere qualche cosa sulla vita, il carattere, la forza e le debolezze del personaggio.
Per esperienza personale, debbo dire che aiuta moltissimo e con maggior cognizione di causa, a poter godere meglio le loro magie. Ho letto da molti critici musicali che Peter Gabriel non è più lo stesso, il rimpianto di non vederlo lanciarsi sul pubblico, la sua famosa batteria senza piatti annullata, i timbri che erano la sua principale caratteristica inesistenti...ma ragazzi miei, qui, siamo davanti ad un genio. Ed il genio si evolve, si trasforma, non può e non deve essere sempre uguale, altrimenti che genio sarebbe. Che poi si preferisca in un'altra maniera, questo è un fatto personale! Ma veniamo a Peter.

Vorrei aggiungere poco a quello già detto di Verona dagli articoli precedenti, ma riucire a far notare qualche cosa in più, dagli addetti diretti del sito di Gabriel. 30 anni fa Peter arrivò in Italia, un unico tour nel nostro paese.. Strana coincidenza era sempre settembre il 28 e toccò Genova e Torino, preceduto da una partecipazione a Venezia per la "gondola d'oro". nel casinò dove cantò "Games without frontiers", trasformando il live solo come lui sa fare e mai più eseguita nella stessa maniera.

Sulla scena la eseguì come al x-ray di oggi, deformando la sua visione  con maschere particolari (vedi primi Genesis).


L'altra notte, a Verona, c'era qualcosa di molto diverso, ma nello stesso tempo, se si riflette, era come una chiusura, il passo finale su di una strada fatta molto tempo prima. Solo un tocco di eyeliner, solo per le riprese in DVD (arriverà... abbiate pazienza), tutto quello che è rimasto dei costumi e delle maschere precedenti.

La scena principale era dominata (hyper tech visual) magnificamente dalle visioni del retropalco e dai laterali. In parole povere, ci si sentiva avvolti! Ma Peter ci stava di fronte. Solo. Neppure il conforto del piano, nascosto nel buio. Questo per me fu uno dei momenti più alti del concerto! La gestualità aiutava molto l'idea dei brani, ne  enfatizzava  il significato intimista, diverso dall'impatto delle performances precedenti. Naturalmente, le visioni che si ottenevano in questo concerto, erano diverse a seconda dell'angolazione dello sguardo dove uno era seduto, ma il livello della sinergia dell'Arcangelo era senza dubbio al 99,99% e la potenza del sogno era superiore alle altre bands che abbiamo visto, senza togliere nulla a nessuno.

Per il nostro intimo critico il concerto di Verona fu il migliore in assoluto. La voce inizale era flebile ( non troviamo la scusa del raffreddore...), a volte un sussurro, un respiro che veniva dal profondo, raggiungeva all'improvviso note alte, grida acute, come un vulcano in eruzione e mi sentivo pronta ad accogliere quella lava. Tutto era vicino alla massima perfezione. Ogni canzone aveva la sua giusta collocazione ed importanza, paura, timore, disperazione e speranza, felicità ed amore tutto si dipanava in emozione.


L'effetto principale di questo show era di ricordarci tante cose passate, impressioni, attimi fuggenti. E la calca ed i calderone di gente che vede e segue PG è, in Italia, il più numeroso del mondo. Si stringono le mani, ci si dice ciao, casualmente ci si abbraccia, si dividono ore di coda.....grazie ad ognuno che ho incontrato e la speranza è di incontrarci di nuovo sulla strada. Si percepisce che Peter ama l'Italia, che gode alla vista dell' Arena.


Il fotografo York Tyllier, aveva due cose da immortalare contemporaneamente. Lo show e l'arena e l'impresa è stata ardua , ma perfetta. Anche  lo strano ritardo di Peter per questioni di trucco, fu perdonato. Peter alla fine del tutto era stremato, ma rideva felice, orgoglioso dell'orchestra che ci assaliva, a volte nel buio....ma la luce era accecante quando l'Arena sembrava impazziva..

E' stato un miracolo per tutto lo staff....Peter ci ha regalato un'altra faccia del suo genio, non esiste un solo look, aspettiamoci altre sorprese per il futuro. Mi aggiungo anch'io ai ringraziamenti finali.


In questo caso grazie ad Intruder che sempre ha seguito Peter e grazie  a Richard Chappell....
Alla prossima! Ecco il caro Intruder!!!


"Simply amazing with always,
simply a great genius..... "
 
                  Nella
                         

PETER GABRIEL - LE FOTO DEL CONCERTO DI VERONA



















SOGNO O SON DESTA?

Questa è la cosa più divertente del tour
"New blood " di Peter Gabriel.....
L'articolo del concerto
(l'unico per altro in Italia, per ora)  di Verona ,
con la foto in prima pagina di Phil Collins!
Ma si può?!?! Sogno o son desta?




venerdì 1 ottobre 2010

CONCERTO DI PETER GABRIEL ALL'ARENA DI VERONA: RECENSIONI

Per ricordare il magico ritorno in Italia di Peter Gabriel con il concerto che ha incantato l'Arena di Verona il 26 settembre, vi propongo  alcuni video e la lettura di queste due recensioni molto interessanti tratte dal web ....   

(recensione di Camilla Bertoni del  Corriere del Veneto in data 27 settembre 2010 )

La sensazione è che, fosse stato per lui, l'avrebbe anche rifatto quel tuffo. Quel tuffo sulla folla che lo applaudiva all'Arena di Verona una sera di settembre di ventitré anni fa. Ma non sono più i tempi, non è più il contesto, e nemmeno il suo peso sarebbe stato più quello di allora a dire il vero. La sua voce invece non è cambiata, e ha conquistato gli spettatori che domenica 26 settembre hanno riempito l'Arena per il grande ritorno di Peter Gabriel, un concerto che ha tenuto tutti sul filo delle emozioni per quasi tre ore. Solo pochi tra il pubblico non hanno saputo apprezzare l'ex dei Genesis nella nuova versione orchestrale, perché sul palco non c'erano né chitarre elettriche né batteria, ma «solo» la New Blood Orchestra - diretta dal maestro Ben Foster -, il nome del tour per il quale la tappa a Verona (organizzata da Eventi) ha rappresentato l'unica italiana. Graziato dalla pioggia e iniziato con quasi un'ora di ritardo, il concerto ha regalato agli spettatori due parti, la prima con le dodici cover dell'ultimo disco, «Scratch my back», con Peter Gabriel affiancato dalle due vocalist, la figlia Melanie e Ane Brun. Con gli arrangiamenti di John Metcalfe e con il supporto di una suggestiva scenografia digitale, il concerto è continuato poi con una serie di brani storici, rivisitati nella nuova versione orchestrale. Quando si arriva a «Solsbury hill» Peter Gabriel invita tutti ad alzarsi, e sembrava che il pubblico non aspettasse altro dopo la commozione con «Red rain» e «Blood of Eden». Poi arriva «In your Eyes» e infine ad Ane Brun tocca sostenere il paragone con Kate Bush e duettare con Peter in «Don't give up», l'ultimo dei bis con i quali il concerto si è chiuso. E a pensare che si era aperto con Peter Gabriel che, in italiano, è salito sul palco dicendo, «ciao, è passato molto tempo», la sfida con quel mitico concerto di ventitré anni ci è sembrata vinta.


 
 
(Recensione di Alfredo Marziano pubblicata su Rockol.it )

Sull’ultimo disco di cover e sul tour orchestrale “no drums, no guitars” i fan di Peter Gabriel si sono divisi, molti sostenitori ma anche qualche detrattore. Il pubblico presente ieri sera all’Arena di Verona (molto numeroso, a differenza di quanto sta accadendo in altre date del tour europeo: colpa dei prezzi molto salati, probabilmente, anche se l’entourage dell’artista ha accusato alcuni promoter di cattiva promozione) non è sembrato d’altra parte avere molti dubbi: pollice alzato per Peter e per la sua scoppiettante New Blood Orchestra, anche se dagli urletti di approvazione, dai battimani e dalle standing ovations è chiaro che tutti – magari anche Zucchero, avvistato in platea – erano lì per ascoltare soprattutto la seconda parte dello show, quella riservata al repertorio riarrangiato per ensemble di archi ed ottoni.

Anche dal vivo “Scratch my back” si è rivelato un disco intrigante ma ostico, a tratti poco comunicativo. D’altronde – con l’album e con il tour – Gabriel ha fatto una volta ancora una scelta rischiosa, coraggiosa, non routinaria, apprezzabile dal punto di vista artistico e giustificabile anche sotto il profilo “fisiologico”: a sessant’anni compiuti ha senso aspettarsi ancora i balzi scimmieschi di “Shock the monkey”, le montagne russe del “Secret world tour” o del “Growing up tour”? In Italia, dove Peter gioca praticamente in casa, è più facile per lui gettare il guanto della sfida: per questo, e anche in virtù della cornice irripetibile dell’Arena, Verona è stata scelta come location di un “possibile” Dvd/documento audiovisivo del tour. Grazie a una scenografia minimale ma elegantissima e a sapienti giochi di luce di prevalente tonalità rosso sangue, dominante cromatica dello show e dell’intero “concept” di “Scratch my back”, la resa spettacolare dovrebbe essere assicurata. Quando partono le note di “Heroes” (decisamente meglio in questa versione live) i musicisti sono nascosti da uno schermo LED: al suo sollevarsi, Peter appare sulla sinistra del palco, con l’orchestra raccolta alle sue spalle e il pianoforte a coda collocato sul lato destro; in mezzo si sistemeranno poi le due coriste, Melanie Gabriel e la norvegese Ane Brun, una quasi-Kate Bush dal vibrato operistico che – introdotta come al solito dal generoso “padrone di casa” – aveva aperto la serata con due sue canzoni per voce e chitarra acustica. Il problema, almeno all’inizio, è la voce di Peter: reduce da un forte raffreddore che quattro giorni prima aveva reso difficoltoso lo show di Madrid, Gabriel sembra intimidito e leggermente afono, o forse solo timoroso di giocarsi subito le corde vocali. Il fatto che canti all’aperto a fine settembre con una temperatura di poco superiore ai dieci gradi non aiuta di certo: fatto sta che su “The boy in the bubble”, su “Listening wind” o su “The power of the heart” si rimpiange l’emissione chiara e potente delle versioni di studio, e quel che gli esce dalla gola a volte somiglia a un flebile sussurro. Su “Mirrorball” degli Elbow e su “My body is a cage” degli Arcade Fire ci pensa comunque l’orchestra a dare spettacolo, in entusiasmanti saliscendi tra delicati contrappunti ed esplosioni sonore sotto la bacchetta spiritata del giovane direttore Ben Foster. Peter se la cava meglio in “Flume” di Bon Iver (bellissima), mentre nella succitata “The power of the heart” (Lou Reed) abbandona finalmente la sua postazione fissa per deambulare lungo il fronte del palco; quando, in “My body is a cage”, caccia il primo urlo dei suoi ci si sente decisamente rinfrancati. Impeccabile, come da tradizione, la parte “visual” del concerto: le figure umane di “Listening wind” denudate e passate alllo scanner, la città al contrario di “Downside up”, gli omini stilizzati di “The book of love” (dove Gabriel gioca con la sua immagine con sense of humour), mentre anche la teatralità drammatica di “Après mois” trova la sua migliore espressione sul palco. Non tutti sembrano avere familiarità con il repertorio (molti applausi scattano a canzone non ancora conclusa), e meno male che dopo l’involuta e contorta cover dei Radiohead, “Street spirit”, arriva una piccola e semidimentica gemma melodica dal quarto album, “Wallflower”, a scaldare i cuori. Niente paura: alla ripresa, dopo quindici minuti di intervallo, il concerto sale subito, e molto, di tono. Il pianoforte distilla gocce di note alla maniera di Ravel e Debussy, Peter e i musicisti all’inizio sono visibili solo attraverso le pupille di un animale (un’aquila? O un coyote?): “San Jacinto” è il solito brano maestoso e il finale, tra echi e respiri profondi, regala brividi autentici: Gabriel “scova” la folla con uno specchio riflettente secondo un suo vecchio, semplice ed efficacissimo trucco di scena.



“Digging in the dirt”, così come più tardi “Red rain”, conserva una carica ritmica rock e scatena i primi battimani mentre nella intensa “Signal to noise”, orchestrale già di suo, la Brun fa tutto quel che può per non scomparire al cospetto di Nusrat Fateh Ali Khan. Leggendo stentatamente i suoi foglietti in italiano, Gabriel introduce la canzone con una delle sue riflessioni utopiste, auspicando che le comunicazioni permesse dai telefoni cellulari possano trasformare l’energia umana in una “fornace solare” come certi specchietti collocati per produrre calore tra le montagne dei Pirenei. Segue un altro show dell’orchestra, che entusiasma soprattutto nei colori accesi, violenti, di “Darkness” e nei pezzi più scuri, drammatici e ritmici estratti dal terzo e quarto album (una “Intruder” sottolineata da inquietanti occhi umani ed elettronici, mentre il timer ci informa che sono le 23 e 36; una fantastica “The rhythm of the heat” che scatena giustamente una standing ovation al termine della indemoniata coda orchestrale). “Mercy Street” e “Blood of Eden” sono talmente belle da scivolare senza sforzo sul velluto orchestrale, la sempre emozionante “Washing of the water” regala un breve spotlight a Melanie, Solsbury hill” è il “crowd pleaser” che permette al pubblico infreddolito di scaldarsi e a Peter di accennare persino qualche passo di danza su e giù per il palco. Fine del concerto, dopo il programma extralarge richiesto dal progettato Dvd. E’ tempo di “encore”? Da dietro le quinte, una mano disegna su carta una faccina sorridente suggerendo una risposta affermativa: ecco l’immancabile e sovraesposta “In your eyes”, dove la bacchetta passa momentaneamente nelle mani dell’arrangiatore John Metcalfe (che ha seguito il concerto dietro le quinte), ecco “Don’t give up”, con la Brun ben calata nella parte, e poi il sommesso commiato con “The nest that sailed the sea”, sognante strumentale da “Ovo” (Gabriel al pianoforte) che manda tutti a casa su lunghezze d’onda morbide e tranquille. Pochi visi contrariati, all’uscita, e molto entusiasmo. Speriamo che Peter lo faccia uscire, questo benedetto Dvd, e che non lo ricanti tutto in studio…Noi presenti preferiamo ricordarlo così questo concerto così diverso dal solito, “warts and all”.


Setlist:

Prima parte
“Heroes”
“The boy in the bubble”
“Mirrorball”
“Flume”
“Listening wind”
“The power of the heart”
“My body is a cage”
“The book of love”
“I think it’s going to rain today”
“Après mois”
“Philadelphia”
“Street spirit (Fade out)”
“Wallflower”

Seconda parte
“San Jacinto”
“Digging in the dirt”
“The drop”
“Signal to noise”
“Downside up”
“Darkness”
“Mercy Street”
“Blood of Eden”
“The rhythm of the heat”
“Washing of the water”
“Intruder”
“Red rain”
“Solsbury Hill”

Encore

“In your eyes”
“Don’t give up”
“The nest that sailed the sky”